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12 set 2012

Note trascritte sul Primo incontro di Meditazione di A. Lorenzi - Versilia.

Ritorno brevemente sulla esperienza di tempo fa, per chiarire alcuni punti,
visto che ricevo una quantità di domande anche per email, così rispondo a tutti (spero).

Allora, ci sono molti metodi o tecniche per entrare nell'esperienza della meditazione e sappiamo che questa ha diverse gradazioni, ma di per sé, è possibile che qualcuno raggiunga subito uno stato profondo, già dalla prima esperienza.
Per quanto sembri strano o contraddittorio, non ci sono insegnanti di meditazione, in altre parole, nessuno può insegnare a meditare, ma può solo fornire una "esperienza guidata", se si ritiene capace di farlo. Quindi se trovate libri o corsi del tipo, meditate in 5 minuti, o imparare la meditazione in un'ora in video, sapete già che sono delle squallide operazioni di markette. Chi introduce alla deprogrammazione lo fa solo con chi ritiene di farlo e sempre senza alcuna ricompensa monetaria.

Inoltre, le molte metodiche o tecniche (noi abbiamo seguito quella Vipassana. cioè guardare le cose come realmente appaiono) sono solo dei trucchi, dei modi per metter fuori uso la nostra parte sinistra del cervello, la parte più razionale, per addormentarla e permettere ad altre parti cerebrali di espandersi.  Nella nostra esperienza guidata, cioò accadeva perché iniziavamo a vedere dei banalissimi oggetti o fiori o gocce d'acqua, in modo differente da come le consideravamo fino a un minuto prima e questo mette KO la nostra razionalità.

Solo in questo modo si può operare uno switch, commutare ed entrare in uno stato di coscienza differente che chiamiamo meditazione.

L'unica cosa che veramente conta, è prepararsi a questo stato attraverso un periodo di "DEPROGRAMMAZIONE", cioè di cominciare a vedere noi stessi in modo differente da come lo facciamo ogni minuto. Ad esempio, nessuno ha un nome, quando nasciamo qualcuno lo affibbia ma qui non c'è nessuna Carla o Marco, come dicevo, vi ricordate? Solo accogliere l'idea che noi non siamo quello che pensiamo di noi stessi, apre una finestra alla deprogrammazione mentale.

Inoltre, sarebbe bene assumere una postura corretta, seduti con le gambe incrociate e la schiena ben dritta, ma non è essenziale. Anche il respiro, per quanto assai rilevante, non influisce sulla meditazione, a meno che la tecnica che si usa per meditare sia proprio incentrata sul respiro (cosa che faccio io di solito).

Certamente mantenere una postura corretta, in perfetto equilibrio, applicare una metodica di respirazione, aiuta molto nel generare quel vuoto mentale che introduce alla meditazione, ma non è essenziale. Più importante è riuscire a far scorrere i pensieri senza cercare di controllarli, solo osservandoli come se fossero nuvole che scorrono in alto, nel cielo. Passano silenziose, una dietro all'altra, e ci si limita a guardarle. Dopo un certo periodo, la mente tende a spegnersi, e se uno ci riesce, può entrare in uno stato di coscienza differente, sempre che non cada addormentato.
Bene, spero di aver soddisfatto le domande e ricordiamoci che le risposte vere, quelle che contano non sono quelle di Dio o del capoufficio o del giudice, ma solo quelle che ci formiamo durante un processo di analisi in stato di deprogrammazione. E vediamo che le domande sono sempre le stesse per tutti; chi sono, da dove vengo e dove vado. Se uno si pone queste domande razionalmente, come faceva Sant'Agostino, non riuscirà ad arrivare lontano, perché i condizionamenti mentali hanno il sopravvento.
(Agostino spiega bene la sua Illuminazione nelle Confessioni " ero esausto, piegato sul tavolo, un refolo di vento girò la pagina del libro e i miei occhi lessero quello scritto, guardando con altri occhi").
Solo dopo essersi tolti il nome e i pensieri consueti su di noi e sul mondo, possiamo tentare di fornire le risposte.

Ciao a tutti e a risentirci,

alfredo lorenzi, Versilia
neuroscienze del comportamento - Davis camp
Biotron Research - Basil

benedetta broccoli
psichiatra e psicologa

alfredolo502@libero.it (Ricordo che gli incontri sono totalmente gratuiti).


Devo ricordare che per una serie di coincidenze, assieme ad altri miei coetanei sono finito a Pune, ma potevo incontrare altri maestri. Insomma, la scelta non è stata che puramente casuale, o se preferite, altri hanno  scelto per me. Ad ogni modo, non credo nelle esperienze comunitarie, a qualunque livello; e non solo per la tremenda esperienza che si riportava a Pune, dove da sempre, alcune figure del tutto marginali e prive di alcun riconoscimento, governano la vita della gente spesso in modo dispotico e irrazionale e non mi riferisco solo a Tette Dure, ma anche ad altre figure che abbiamo conosciuto fin troppo. 

Il problema principale delle comuni o comunità spirituali è che spesso finiscono nel dispotismo e guidate da personalità maniacali, che, come nel caso di Sheela e altre figure, arrivano al punto di scissione tale da cercare di avvelenare i membri della vicina comunità, visti come esterni ed ostili.
Per farla breve, ho ammirato gli insegnamenti di Osho, ma mi fermo qui, nel senso che tutto quello che poi girava dentro la comunità di Pune non mi apparteneva allora e ancor meno oggi. Inoltre, Osho non è l'unica fonte di ispirazione per me e i miei amici; infatti ben altre figure sono presenti, anche se certamente meno note al mondo occidentale.Per coloro che leggono l'inglese, oltre a The Book of Secrets, consiglio anche questoMeditazione, prima ed ultima libertàhttp://www.osho.com/Main.cfm?Area=MedResort&Language=Italian

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